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SKIN DEEP - IL PIACERE È TUTTO MIO
(SKIN DEEP)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 14 dicembre 1989
 
di Blake Edwards, con John Ritter, Vincent Gardenia, Alyson Reed (Stati Uniti, 1989)
 

Pochi autori, come questo ormai maturo erede della grande commedia americana, sono fatti per mettere in imbarazzo la critica. Perché per pochi come per questo continuatore della tradizione dei Lubitsch e dei Mc Carey vale il principio che non importano tanto le cose che si dicono, quanto come le si dicono. La straordinaria - e sovente inenarrabile - geometria delle costruzioni di Edwards è sempre stata, infatti, la ragione prima del fascino dei suoi film: non tanto l'avvenimento (comico, drammatico) trattato, ma il modo con il quale questo avvenimento era condotto ad evidenziarsi, a costruirsi nella logica del racconto.

In questo suo ultimo SKIN DEEP succede qualcosa che assomiglia molto al contrario di questa procedura: ed il risultato è qualcosa che mi impedisce di associarmi all'osanna abituale. Ci sono infatti, in questa storia di uno scrittore californiano bloccato nella propria creatività, molti degli elementi che hanno caratterizzato il cinema di Edwards, e quasi una somma dei temi abbordati in TEN, THAT'S LIFE e THE MAN WHO LOVED WOMEN negli anni della maturità e del ripensamento. L'alternanza, quasi sistematica, dei momenti melodrammatici interrotti dalla gag comica: l'alcolismo ed il libertinaggio come esorcismo della vecchiaia e della morte, il matrimonio e la procreazione, l'omosessualità e la pulsione di morte, e via dicendo.

Ma è proprio nella costruzione di questi elementi (forse appesantita dal doppiaggio dell'edizione italiana che appare sui nostri schermi) che SKIN DEEP sembra arenarsi. Certo, ci sono momenti nei quali l'arte - così vicina alla grafica - dell'autore della PANTERA ROSA riesce a brillare: come quando gli amanti rivali si ritrovano al buio vestiti di due soli preservativi fosforescenti... O l'esposizione iniziale, con il montaggio alternato che dimostra eloquentemente le contraddizioni del protagonista. O la gag, pure tipicamente ispirata dal disegno animato, del cagnolino che tutti si affannano a cercare, mentre il protagonista scopre di esserci seduto sopra.

Ma sono sprazzi gloriosi di gloria che si perdono in ripetizioni e rallentamenti: forse degli attori come i Jack Lemmon, David Niven o Peter Sellers d'altri tempi avrebbero rimediato. Forse, più semplicemente, Blake Edwards ha quasi settant'anni. E gira un film all'anno.


   Il film in Internet (Google)

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